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Eds SECONDA PROVA – GUIDA COMPLETA AL PROGETTO.

Aggiornamento: 11 ago 2022

PROGETTO

Un progetto è un’azione complessa; un piano di azione per rispondere a uno o più bisogni della realtà in cui si opera. Un piano di azione per prevenire un problema, sviluppare una risorsa, intervenire su una situazione. Si parla di progettazione quando si intende costruire un piano di intervento per la risoluzione di un problema che riguarda la comunità (scuole, aziende, città…) o riguarda una fascia specifica della popolazione (adolescenti, anziani).

STRUTTURA DEL PROGETTO

  1. Titolo;

  2. Descrizione del problema ovvero il modo in cui si manifesta, le cause, per chi e perché è rilevante, quali ulteriori problemi può generare; (Letteratura specialistica, dati e statistiche epidemiologiche). Modello teorico;

  3. Contesto (Scuola, cittadina, quartiere, azienda);

  4. Committenza è chi richiede l’intervento (ministeri, sindaci, presidi, primari ospedalieri);

  5. Destinatari (se, quando e in che modo i beneficiari percepiscono il problema e se ritengono desiderabile il cambiamento cui mira l’intervento). I destinatari possono essere diretti, ossia a chi è rivolto l’intervento (numero, area territoriale di intervento e modalità di contatto; anni, classe, scuola, professione, genere, stato civile) o destinatari indiretti, ovvero chi ne beneficia indirettamente (esempio familiari, società…).

  6. Obiettivi (come si desidera cambiare, in chi, in che senso, in quale misura). Gli obiettivi possono essere generali con la formulazione dello scopo generale dei progetti (esempio riduzione comportamenti di rischio in una data popolazione) o specifici: indicano cosa è necessario che cambi affinché si realizzi l’obiettivo generale ovvero quello di fornire, sostenere, incrementare, diminuire o aumentare, sviluppare competenze, aggiornare, informare e formare. I cambiamenti o i risultati attesi vengono in seguito all’intervento;

  7. Metodologia (ricerca-azione di Lewin – vedi fine articolo): è allo stesso tempo momento di conoscenza scientifica della realtà e contributo attivo al cambiamento della stessa (fare ricerca mentre si interviene). Cambiamento: come avviene in che misura; Fattori ostacolanti: se non si sviluppa come ipotizzato; Effetti del trattamento: a breve e lungo termine; Destinatari direttamente coinvolti nei diversi momenti di definizione e verifica degli obiettivi della ricerca; modello basato su un processo ciclicamente ricorrente (formulazione ipotesi e obiettivi; successiva attivazione di strategie di azione trasformativa; verifica degli effetti dell’intervento; ricalibratura e riformulazione delle ipotesi degli obiettivi).

  8. Strumenti (descrivere gli strumenti che si utilizzeranno): possono essere strumenti per reperire informazioni o per riattivare risorse.

  9. Per reperire le informazioni che ci permettono di indagare come il fenomeno oggetto di intervento si manifesti nello specifico contesto dove si opera e nella popolazione su cui si intende intervenire, può essere usato il Focus group: uno strumento utilizzato per comprendere come il fenomeno oggetto di intervento si sviluppi nel contesto specifico del progetto; inoltre ha una funzione di indicatore di esito se riproposto alla fine del progetto. Avviene mediante una discussione all’interno di un piccolo gruppo su un argomento specifico che si vuole indagare, con la presenza di 1 o più moderatori. Prevede una fase preliminare per individuare le informazioni da reperire, selezionare i gruppi di riferimento in base all’obiettivo del progetto, tra le risorse umane del progetto vengono scelti una o più moderatori per la conduzione del focus, l’equipe formulerà le domande chiave da sottoporre per acquisire le informazioni necessarie al progetto. Attivazione focus group dove le persone si riuniscono, i moderatori introducono l’argomento e formulano le domande; atmosfera partecipativa, confronto di idee, opinioni, esperienze. Analisi informazioni e materiali emersi. Per reperire le informazioni si possono usare anche i profili di comunità: analizzare le componenti della comunità è utile a collocare nel contesto concreto di sviluppo del progetto la problematica oggetto di intervento e si realizza ottenendo informazioni attraverso profili di comunità. Dopo aver esaminato i profili, si decide il tipo di intervento più appropriato. Non è necessario esplorarli tutti, si utilizzano quelli idonei a tracciare un quadro della comunità e ad attivare un’analisi dei bisogni dei suoi componenti. Profilo territoriale: confini geografici, clima, vie di comunicazione, zone verdi (informazioni reperite attraverso passeggiata di ricognizione, visione di cartine, fotografie); Profilo demografico: numero di abitanti per età, sesso, istruzione (anagrafe, annuali, censimenti, registri di classe); Profilo istituzionale: informazioni su organismi istituzionali (scuole, Asl, municipi, tribunali…) include analisi del tipo di rapporti di rete tra comunità in cui si svolge il progetto e le istituzioni (colloquio con la committenza); Profilo delle attività produttive: qualità di vita della comunità (Reddito, disoccupazione, malattie, professioni, sicurezza sul lavoro) (colloquio con la committenza e accesso ai registri della comunità); Profilo dei servizi: servizi offerti dalla comunità (sanitari, sociali, educativi, sportivi, ricreativi)(tecniche del colloquio con la committenza, ricerca via Internet); Profilo antropologico: storia della comunità, personaggi rappresentativi, cultura, tradizioni (analisi di libri e opuscoli); Profilo psicologico: vissuti e atteggiamenti dei membri della comunità verso il loro ambiente e il tipo di risposta emotiva che l’ambiente suscita in loro (somministrazione questionari ad hoc, tecniche disegno o racconto); Profilo del futuro: percezione dei membri del futuro (intervista con domande chiave come “come sarà tra 10 anni questa comunità?”,“ Cosa teme maggiormente?”, “Cosa desidera”?.

  10. Per attivare le risorse sono necessari strumenti specifici dell’area psicologica di intervento all’interno della quale si sviluppa il progetto e servono a raggiungere gli obiettivi prefissati. Psicologia clinica (problemi che coinvolgono personalità dell’individuo e incidono sul suo benessere) Strumenti:

  11. Analisi della domanda (strumento psicologico-clinico finalizzato allo sviluppo dell’individuo e delle organizzazioni; affronta il rapporto con il committente, costruirlo, curarlo, promuoverlo e salvaguardarlo da conflitti e tensioni).

  12. Psicoeducazione (attività che utilizza tecniche cognitivo-comportamentali e prevede la fase di informazione su una problematica e la fase di sviluppo di abilità ovvero cambiamento di schemi disfunzionali, training di sviluppo, risorse, eliminare i pregiudizi, acquisire le competenze…)

  13. Riabilitazione (assistere persone con disabilità per migliorare il livello di funzionamento, massimizzare le sue capacità di apprendimento e adattamento alla realtà).

Psicologia della salute (si occupa del benessere soggettivo della persona e della tutela della salute: stili di vita, qualità della vita, comportamenti a rischio, malattie croniche o gravi). Promozione del benessere (acquisire maggiore controllo sulla propria salute e migliorarla, influenzando abitudini, stili di vita e comportamenti); Prevenzione (anticipare l’insorgere di una determinata patologia, curarne gli effetti, limitarne i danni) e può essere primaria (evitare o contrastare l’insorgere di una malattia con l’obiettivo di ridurne l’incidenza); secondaria (diagnosi precoce di una patologia nascente, comparsa primi sintomi); e terziaria (in seguito alla diffusione di un fenomeno o di un disturbo, con lo scopo di ridurne l’incremento o aggravamento, riducendo l’impatto). Gruppi self- help (gruppi formati esclusivamente da soggetti che condividono la stessa problematica; non c’è l’intervento di un moderatore).

Psicologia scolastica (problemi relativi all’apprendimento, all’insegnamento, orientamento professionale e scolastico, valutazione, bullismo e dispersione scolastica)

  1. Educazione socioaffettiva: uno dei principali strumenti che si utilizza nelle scuole con l’obiettivo di trasmettere agli studenti alcune competenze psicologiche per affrontare meglio problematiche legate alla vita scolastica e familiare, approfondire conoscenza e comprensione di sé, delle proprie emozioni e delle interazioni con gli altri. Avviene attraverso comunicazione, tolleranza, negoziazione, cooperazione.

  2. Peer education: strumento per l’apprendimento e l’insegnamento dove bambini e adolescenti, divisi in piccoli gruppi, assumono un ruolo ed hanno la responsabilità di trasmettere un contenuto agli altri, in uno scambio reciproco, diventano attivi, condividendo esperienze, conoscenze, emozioni).

  3. Circle time: è uno degli strumenti per l’educazione socioaffettiva; gruppo di discussione in cui gli studenti si dispongono in cerchio almeno due volte a settimana per 50 minuti. L’insegnante è parte integrante del gruppo con il compito di facilitatore. Tecnica efficiente per aumentare la vicinanza emotiva, comunicazione, risolvere i conflitti e gestire le relazioni sociali).

Psicologia dell’emergenza (comportamento individuale, gruppale, sociale e comunitario in situazioni di crisi; interventi clinici e sociali, in situazioni di calamità, disastri ed emergenza o urgenza). Potenziare strategie di coping e fattori protettivi per prevenire l’insorgenza di un disturbo.

  1. Defusing: strumento per la gestione dello stress immediatamente dopo un evento critico, un intervento di breve durata (20-40 minuti), per i piccoli gruppi di 6-8 persone. Prevede una fase di introduzione (presentazione psicologi, spiegazione del motivo, esplicitano come possono essere di aiuto, concordano regole sul rispetto e sulla riservatezza); una fase di esplorazione (ogni individuo racconta l’esperienza traumatica appena vissuta e condivide reazioni ed emozioni); e una fase di informazione (vengono normalizzate le reazioni e i vissuti, rassicurate le angosce attraverso la valorizzazione degli atteggiamenti positivi).

  2. Debriefing: utilizzato dopo qualche giorno dall’evento traumatico, offrendo la possibilità di esternare, confrontare i pensieri, ricordi, emozioni; 15 – 20 partecipanti, la durata è di due o tre ore). Prevede la fase dell’introduzione (presentazione scopo dell’incontro), fase dei fatti (partecipanti descrivono fatti e ruolo avuto nell’evento), fase dei pensieri (esprimono pensieri negativi durante l’evento), fase della relazione (emozioni provate con cui è difficile convivere), fase dei sintomi (sintomi fisici avvertiti durante, dopo e in questo momento), fase della formazione (fornire strumenti utili alla gestione dello stress e tecniche di distensione psicofisica per ridurre l’ansia), fase del reinserimento e della conclusione (spazio per le domande e informazioni utili per il reinserimento in comunità).

  3. EMDR (eye movement desensitization and reprogressing): strumento terapeutico che utilizza i movimenti oculari per il trattamento delle condizioni di disagio emotivo e stress legati ad eventi traumatici; il paziente è indotto a raccontare l’evento traumatico, mentre segue con gli occhi la mano del clinico, con l’obiettivo di accedere alle esperienze immagazzinate in modo disfunzionale e stimolare il sistema di elaborazione delle informazioni per permettere una rielaborazione funzionale dell’evento.

Psicologia del lavoro (selezione del personale, disoccupazione, miglioramento delle prestazioni lavorative, stress-lavoro correlato).

  1. Orientamento professionale (ricerca che visualizza l’intera area della personalità in vista di una sua attivazione concreta in campo socio economico precisato; costruzione di un proprio percorso professionale utilizzando informazioni su se stessi, caratteristiche, interessi, punti deboli, competenze, conoscenze);

  2. Bilancio delle competenze (formulare un progetto personalizzato di tipo professionale). Fase 1: esplicitazione e analisi caratteristiche personali per eventuali lavori. Fase 2: analisi delle figure professionali e possibilità lavorative;

  3. Selezione del personale (studia il tipo di lavoro da assegnare);

  4. Formazione (trasferire contenuti e metodi per l’acquisizione di competenze, abilità e comportamenti coerenti con specifici obiettivi di apprendimento).

Psicologia giuridica (separazioni, divorzi, adozioni, conseguenze psicologiche di reati penali)

  1. Consulenza tecnica/perizia: relazione psicologica civile o penale: diritto di famiglia o del lavoro/capacità di intendere e volere, testimonianze;

  2. Audizione protetta: ascolto di minore, presunta vittima di abusi. In una stanza c’è lo psicologo e il minore, nell’altra (con specchio unidirezionale) giudice che pone le domande;

  3. Parent training (intervento di sostegno alla genitorialità per renderli più competenti ed efficaci nelle interazioni affettive ed educative con i figli;

  4. Mediazione familiare: è uno strumento di negoziazione per la risoluzione dei conflitti per persone separate o quasi, specialmente in presenza di figli minori.

  5. Tecniche 1) Role playing : tecnica utilizzata spesso nei contesti formativi, in cui si propone di mettere in scena una situazione come fosse reale. Lo scopo è quello di far sperimentare le dinamiche che vengono a crearsi e rendere i partecipanti consapevoli dei loro atteggiamenti, evidenziando i sentimenti e i vissuti sottesi. Molteplici stimoli all’apprendimento con imitazione, azione, osservazione e commenti. Viene usato in diversi ambiti, dallo scolastico a quello lavorativo; 2) Brainstorming : serve a far emergere pensieri, idee, riflessioni su un determinato argomento, per evidenziare credenze e individuare nuove soluzioni. Solitamente avviene all’inizio di un incontro di gruppo, è usato in ambito formativo; 3) Laboratori: creazione di spazi appositi per condividere un’attività di vario genere come ludico/ricreative, culturali o espressive; 4) Opuscoli/volantini: tecnica divulgativa per informare una vasta gamma di popolazione; 5) Cartellone: dà informazioni e se viene creato il gruppo aumenta l’empowerment; 6) Disegno: rappresentazione di contenuti interni, utile con bimbi o come alternativa al role playing o brainstorming.

  6. Valutazione (sia di esito che di processo)

  7. Ex ante: valutazione iniziale, com’è la situazione prima dell’intervento (si possono usare anche strumenti per reperire le informazioni);

  8. In itinere: valutazione di processo, necessaria nel monitoraggio delle varie fasi e utile per modificare l’intervento in corso d’opera (feedback dei partecipanti stessi, valutazione intermedia di soddisfazione, osservazione diretta);

  9. Ex post: valutazione di esito, confronto tra i dati ex ante e quelli alla fine del progetto; valutare se gli obiettivi sono stati raggiunti. (Si utilizzano gli stessi strumenti ex ante);

  10. Follow-up: valutazione di efficacia (realizzazione del proprio obiettivo), si ripropongono gli stessi strumenti a 6 mesi/ 1 anno dalla fine del progetto.

Strumenti per la valutazione: ex ante, ex post e Follow-up -> si utilizzano dei questionari costruiti ad hoc; in itinere diario di bordo; compilato in ogni fase dell’intervento.

  1. Risorse umane

Specificare nel dettaglio il personale necessario all’attivazione del progetto:

  1. project leader: psicologo clinico e di comunità;

  2. Psicologi clinici nell’area di intervento;

  3. Tirocinanti psicologi preposti alla valutazione del progetto;

  4. Professionisti del settore: educatori, assistenti sociali per servizi sul territorio, mediatori linguistici e culturali).

  5. Tempi

Specificare il tempo totale del progetto intero in termini di giorni/mesi/anni e il tempo di ogni singola attività/incontro.

  1. Costi

Finanziatori del progetto, tariffario indicato dal consiglio nazionale dell’ordine degli psicologi, spese cartoleria, spese materiali, di struttura (es affitto) È importante la sostenibilità del Progetto .

  1. Vincoli (punti deboli): partecipazione, accessibilità del servizio stesso.

Modello di intervento e attività

  1. Ipotesi causale (citare il razionale: teoria di riferimento);

  2. Ipotesi di intervento “conseguentemente alle premesse dette in letteratura”;

  3. Metodologia e attività (elencare le diverse abilità che verranno svolte per raggiungere gli obiettivi specifici, in base alla metodologia descritta sopra):

-tipo di attività (due attività per ogni obiettivo specifico) ad esempio focus group, realizzazione opuscoli, corsi; -strumenti (questionari, brochure informative, proiezione slide); -tempi e spazi (luoghi di svolgimento e per quanto tempo); -personale coinvolto nelle attività.

Esempio: il fenomeno è diffuso… Il contesto di riferimento è una scuola… Da un’analisi della domanda del committente sul motivo della richiesta, si rileva che tale problematica si esplicita in… Con conseguente… (Problema secondario)… Da un’analisi preliminare del problema (effettuato attraverso…) Si rileva che…

Prevenzione disagio giovanile, condotte a rischio, promozione del benessere adolescente: SKILLS FOR LIFE

Per prevenire il disagio giovanile, episodi e carriere devianti è opportuno dotare i giovani di competenze socio-affettive che l‘OMS (Organizzazione mondiale della sanità) definisce skills for life. Come indica l’OMS, per insegnare queste competenze ai giovani è opportuno introdurre specifici programmi nelle scuole o in altri luoghi deputati all’apprendimento. Le life skills sono:

  1. Decision making;

  2. Problem solving;

  3. Creatività;

  4. Senso critico;

  5. Comunicazione efficace;

  6. Skills per le relazioni interpersonali;

  7. Autocoscienza;

  8. Empatia;

  9. Gestione delle emozioni;

  10. Gestione dello stress.

Psicoeducazione

È utile sia per indirizzo evolutivo che clinico-adulti. È un programma di attività che utilizza semplici tecniche di modifica e miglioramento degli atteggiamenti e di comportamenti non per obiettivi terapeutici, bensì per obiettivi di abilitazione, riabilitazione, promozione del benessere. È composto da due fasi: informazione su una problematica (vediamo le possibili cause, modalità di intervento, evoluzione nel tempo, chiarezza sui vari dubbi) e sviluppo di abilità (cambiamento di schemi disfunzionali, training di sviluppo risorse, eliminare pregiudizi, acquisire competenze).

Obiettivi specifici:

  1. Informare i “destinatari” del progetto su cause, effetti, caratteristiche, modalità di intervento sulla “problematica“;

  2. Modificare atteggiamenti e comportamenti inefficaci;

  3. Sviluppare abilità comunicative, sociali, problem solving, decision making, gestione emozione e stress.

Attività:

  1. Presentazione del progetto;

  2. Informazione (lo psicologo informa i destinatari su cause ed effetti) o formazione;

  3. Cambiamento di comportamenti inefficaci: lo psicologo organizza gruppi di discussione per individuare atteggiamenti e comportamenti disfunzionali e confrontarsi su comportamenti alternativi più efficaci per quel problema;

  4. Training per sviluppare abilità comunicative, sociali, …;

  5. Conclusione del progetto.

Per l’indirizzo evolutivo i lavori in gruppo sono circle time e focus grop, mentre per l’indirizzo clinico-adulti i lavori di gruppo sono gruppo di discussione, gruppo di confronto, gruppo di sostegno reciproco.

Ricerca-azione di Lewin

I destinatari non sono recettori passivi, ma partecipanti attivi, che contribuiscono alla definizione degli obiettivi e al loro raggiungimento, rafforzando la loro competenza di autogestione. E’ allo stesso tempo un momento di conoscenza scientifica della realtà e contributo attivo al cambiamento della stessa (fare ricerca mentre si interviene).

  1. obiettivo generale doppio (sia di conoscenza sia di cambiamento). Esempio: l’obiettivo di ricerca è conoscere le cause di tale fenomeno che sembra in enorme aumento nel territorio. L’obiettivo di intervento è di cambiare i comportamenti di tale categoria per diminuire l’intensità di questo fenomeno;

  2. nelle attività deve essere presente la dimensione di gruppo. Includere la formazione di un gruppo in una fase di attività e in un’altra la discussione in gruppo di convinzioni per individuare le cause del fenomeno e i comportamenti da adottare per fronteggiarlo (individuati dal gruppo, non dallo psicologo);

  3. due gruppi che seguono due metodi diversi. Procedura ripresa dalla ricerca classica dove c’è sempre un gruppo sperimentale e uno di controllo;

  4. nella suddivisione in fasi e attività è opportuno alternare un’attività di ricerca (conoscere cause, creare statistiche, analizzare dati ecc.) ad attività di cambiamento e trasformazione di comportamenti, pregiudizi, atteggiamenti, stili di vita (esempio gruppi di discussione e confronto).

  5. nella verifica finale verificare l’aumento di conoscenze e rilevare il cambiamento nel fenomeno.

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