La memoria è una funzione cognitiva, un complesso processo di immagazzinamento, ritenzione e recupero di informazioni che richiede una attiva rielaborazione dei contenuti (il contenuto recuperato è una ricostruzione, pertanto non fedele alla realtà).
AUTORI Nell’ambito associazionista il meccanismo di apprendimento è la memorizzazione e consiste nell’associazione di idee che si verificano contiguamente una all’altra nel tempo. Ebbinghaus conduce i primi esperimenti di memorizzazione di sillabe senza senso per valutare i tempi di ritenzione e la facilità di recupero nel tempo; lo fa attraverso trigrammi privi di senso per evitare stimoli con valenza logico-linguistica. Così facendo nota che l’apprendimento di due serie era più semplice se erano simili; la memoria procede quindi per associazioni. Questo esperimento viene ripreso da Miller con lo Span cifre: sostiene che possiamo ricordare una quantità di cifre pari a 7 ± 2, intesi anche come chunks. Ebbinghaus identifica anche la curva dell’oblio e descrive il rapido decadimento delle informazioni dopo l’apprendimento, evidenziando come la stessa curva poi rallenta e si stabilizza. L’oblio si accentua in condizioni di emozioni come paura/ansia. Ambito strutturalista Bartlett evidenzia le strategie attive di rielaborazione dell’informazione, rilevando come la rievocazione di narrazioni fosse influenzata dagli schemi culturali, caratterizzata da omissioni, distorsioni e alterazioni. Ambito psicodinamico Freud sostiene che i meccanismi di difesa rimuovono dalla coscienza pulsioni, esperienze e vissuti traumatici/proibiti. Ambito cognitivista Baddeley e Hitch parlano di memoria di lavoro, composta da magazzino fonologico, taccuino visuo-spaziale e buffer episodico, che fornisce sostegno cognitivo necessario allo svolgimento di prove che coinvolgono l’immagazzinamento a breve termine di varie informazioni (è un sistema attivo, al contrario della memoria breve termine). Ambito HIP Atkinson e Shiffrin elaborarono la teoria tripartita della memoria: 1) Sistema sensoriale (elevata capacità, rapido decadimento) composto da memoria iconica ed ecoica. Con l’esperimento di Sperling viene presentata una tabella di lettere 3×3 con un tachistoscopio per 50 ms, con un procedimento a resoconto totale: viene chiesto di riferire tutte le lettere che vedono. Riferiscono di aver visto tutte le lettere, ma riescono a nominarne solo 4/5. Successivamente viene proposto un procedimento a resoconto parziale dove viene chiesto di riferire solo una riga indicata ad un suono corrispondente: se l’intervallo tra la visione della tabella e il suono era breve, i soggetti riuscivano a riferire le lettere correttamente. 2) Con la reiterazione si passa alla memoria a breve termine (limitata capienza 7±2, breve periodo 30’’). Per studiare la capienza ci sono gli esperimenti di Ebbinghaus e Miller. Per la velocità Sternberg propone una lista di cifre (da 1 a 6) più una cifra di controllo; con un compito di riconoscimento viene chiesto se la cifra di controllo è contenuta nella lista? Ne risulta che la velocità di recupero aumenta se ci sono poche informazioni. 3) Memoria a lungo termine (capienza e durata estesa). Tulving propone la divisione in memoria dichiarativa (composta da quella episodica e quella semantica), dove troviamo proposizioni, pensieri e ricordi espliciti, e quella procedurale che prevede le modalità di esecuzione di un’azione. CRITICITA’: formalizza eccessivamente il processo di memoria e il passaggio da un magazzino all’altro avviene attraverso un modello meccanico (ripetizione), ma non sempre la ripetizione produce apprendimento.
Craik e Lockhart, interessati a formulare modelli interpretativi sui processi di memoria, sviluppano una teoria alternativa a quella di Atkinson e Shiffrin conosciuta come la “teoria dei livelli di elaborazione”, e sostengono che il grado con cui viene elaborata l’informazione influenza poi il modo con cui essa possa essere ricordata. L’aspetto centrale consiste nel ritenere che è possibile mettere in atto due forme di ripasso: – Ripasso di mantenimento. Ripetizione meccanica che permette di mantenere l’informazione nella memoria a breve termine, ma non dà necessariamente luogo a cambiamenti permanenti. (attenzione alle caratteristiche superficiali, l’elaborazione rimane ad un livello ortografico o fonologico della parola). – Ripasso di elaborazione. Prestare attenzione e pensare all’informazione, formando associazioni tra nuove informazioni e quelle già presenti in memoria (prende in considerazione caratteristiche semantiche codificate in base agli attributi del suo significato). Per dimostrarlo gli autori propongono un esperimento in cui viene presentata una lista di parole (come pane, tigre…) e, per ognuna di esse, vengono poste delle domande sulla forma grafica dello stimolo (“è in lettere minuscole?”), sul rapporto tra ortografia e fonologia (“fa rima con came?”), sul significato e la categoria a cui appartiene lo stimolo (“è il nome di un animale?”); i partecipanti devono rispondere “SI” o “NO”. Si tratta di un compito di orientamento, perché la domanda orienta l’elaborazione della parola su un aspetto, da un livello più superficiale (la forma grafica) ad un livello via via più profondo. Dopo un certo intervallo di tempo ai partecipanti veniva assegnato un compito di rievocazione libera (“prova a dire tutte le parole che ricordi”). E’ emerso che vengono rievocate maggiormente le parole del compito semantico, meno quelle del compito fonetico, meno ancora quelle sulla base della forma grafica. Quindi, non con la reiterazione, ma grazie alle caratteristiche strutturali si ricorda meglio: più si va in profondità e maggiore è il ricordo. Gli autori ebbero il merito di spostare l’attenzione dalle componenti strutturali della memoria a quelle elaborative, dimostrando che la traccia presente nella memoria dipende dalla profondità con cui lo stimolo è stato elaborato in fase di codifica.
CRITICITA’ a) Non erano chiare le ragioni per cui un compito di natura semantica dovesse condurre a prestazioni migliori rispetto ad altri compiti. b) In alcuni casi anche un’analisi superficiale poteva dar luogo ad un buon ricordo. c) Nell’eseguire le operazioni di tipo semantico si era rilevato che le risposte di tipo “SI”, seppur elaborate più velocemente, erano ricordate meglio di quelle che presupponevano un “no”. d) La mancanza di linearità delle sequenze di elaborazione di uno stimolo, contrariamente a quanto avevano ipotizzato gli autori.
STRUMENTI – Test di memoria comportamentale di Rivermead (Wilson): memoria quotidiana – Reattivo delle figure complesse di Rey – Scale di Wechsler(ritenzione di nuove informazioni, ricordo di materiale appreso in precedenza) – Lista di 15 parole di Rey – Test di Corsi
AMBITO APPLICATIVO -testimonianza oculare Psicologia giuridica: teorie ed esperimenti sulla psicologia della testimonianza. La percezione e la memorizzazione di un evento di natura criminale e la sua rievocazione in funzione di testimoni è un processo soggetto a deformazioni:
Il momento dell’accaduto. La codifica può essere condizionata da fattori situazionali (durata dell’osservazione, punto di vista-migliore se a livello degli occhi, condizioni di luce, distanza del soggetto); caratteristiche dello stimolo (è possibile focalizzare velocemente l’attenzione su caratteristiche bizzarre → effetto Von Restorff dove un elemento isolato tende ad essere ricordato più facilmente rispetto ad un elemento ripetuto e omogeneo); fattori emotivi e caratteristiche dell’osservatore (personalità, motivazioni, aspettative, pregiudizi, valori).
Il mantenimento del ricordo (ritenzione). Processo dinamico dove il ricordo stesso può essere soggetto a modifiche legate al tempo che trascorre tra la codifica, recupero e l’aggiunta di informazioni fuorvianti che portano a distorcere l’evento nel periodo successivo.
Il momento della rievocazione (recupero). Coincide con la verbalizzazione del ricordo secondo la teoria della specificità di codifica (Tulving e Thomson): i ricordi emergono più efficacemente quando nella fase di recupero si ripropongono le condizioni della fase di codifica. Per facilitare la ricostruzione del contesto è bene invitare il testimone a ricrearlo mentalmente e a descriverlo, come sottolineato da Fisher e Geiselman, teorici dell’intervista cognitiva nell’ambito della testimonianza. Principi di intervista cognitiva: ricostruzione del contesto e dello stato psicologico vissuto al momento dell’evento, riferire qualsiasi dettaglio, descrivere l’evento seguendo un ordine diverso, descriverlo da angolature diverse, usare col testimone domande aperte.
Si deduce che il ricordo non è imparziale e assoluto, ma si configura come un’interpretazione che implica l’attivo e selettivo intervento del testimone con la sua personalità, le sue aspettative, le sue emozioni e i suoi pregiudizi.
Comments