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SOS TRASLOCO: perché è un evento tanto stressante?

Aggiornamento: 11 ago 2022

Trasferirsi in una nuova abitazione può essere molto eccitante, ma anche profondamente destabilizzante.

A tutti è capitato di dover traslocare o, perlomeno, capiterà. Cambiare casa, infatti, è uno degli eventi più inevitabili e naturali nella vita di un individuo nella società odierna. Ma nonostante ciò -e non tutti lo sanno- si tratta anche del terzo evento più traumatico per la persona, in ordine di importanza dopo un lutto e una separazione. Può sembrare strano, ma lo stress riguarda anche chi stia cambiando per trasferirsi in un posto migliore, riguarda addirittura chi sia in procinto di abitare la casa dei propri sogni.

Sono in molti a vivere un’esperienza che di per sé dovrebbe essere eccitante e densa di novità come un evento in grado di determinare una sofferenza psicologica anche grave, arrivando a sperimentare ansia e stati depressivi. Il trasloco rappresenta un compito di sviluppo, ovvero un passaggio tipico del ciclo di vita di una persona che si impegna verso una definizione della propria identità, una demarcazione dal precedente ruolo e dalla famiglia di origine. Come tutti i cambiamenti, anche questo può portare con sé conseguenze positive o negative: per questo sono fondamentali le risorse a nostra disposizione, come la capacità di coping per affrontare gli iniziali momenti di smarrimento e risolvere eventuali problemi, ma anche il sostegno esterno, l’indipendenza economica e la capacità di sapersi gestire in autonomia. Dunque lo stress è anzitutto indotto dagli aspetti pratici e contingenti: per racchiudere una casa (e a volte una vita interna) in qualche scatolone abbiamo bisogno di tempo, energia, forza fisica e forza di volontà. Sono necessarie anche una buona dose di organizzazione e pianificazione, nonché un sostegno pratico da parte dei datori di lavoro e della rete di supporto familiare e/o amicale. E già appare chiaro come si tratti di un compito nell’insieme, assai gravoso e impegnativo. Ma il lavoro di chi trasloca non si esaurisce certo qui, anzi… è proprio dalla nostra psiche che va ad attingere per destabilizzarci ancora di più. Il trasferimento prevede non solo un cambiamento di luogo, ma anche un cambiamento prettamente psicologico, dove è necessario rinunciare alla vita precedente, per intraprenderne una nuova. In questo senso, infatti, alcuni parlano di una vera e propria elaborazione di una perdita e risulta essere la terza causa di stress psicologico tra i life-event traumatici per la persona.

Smarrimento, paura, sensazione di vuoto, angoscia, colpa, possono essere tipici di un momento come questo che può essere volontario, quindi scelto dalla persona stessa, ma altre volte necessario. Ci sono varie possibilità di trasloco: si esce dall’abitazione della propria famiglia di origine, si entra da soli in una nuova casa, si dà inizio ad una convivenza, si affronta un trasferimento con tutta la famiglia… ogni tipologia ha fattori di protezione e di rischio. Il trasloco assorbe energie psicofisiche, tempo, impegno ed è importante, se a cambiare casa è una nuova coppia, trovare tempi e modi per ritagliarsi dei momenti di condivisione.

Abbiamo detto, però, che come tutti i cambiamenti anche questo può portare a risultati positivi! Gestire adeguatamente tale compito di sviluppo porta ad avere più fiducia in se stessi e nelle proprie capacità. Il rinnovamento, la nuova gestione di sé, degli spazi e delle abitudini, la possibilità di creare una nuova famiglia, sono tutti elementi che possono concorrere ad un aumento dell’autostima e della fiducia in sé.

E PER I BAMBINI?

Per i figli le conseguenze sono varie a seconda del temperamento, dell’età. del numero di traslochi già effettuati in precedenza, della condivisione con i genitori dei nuovi progetti. Se sono molto piccoli possono risentire della perdita dei punti di riferimento che davano loro una cera sicurezza in precedenza; va meglio invece nella fase della preadolescenza, dove sono impegnati ad aprirsi verso spazi extra-familiari e sono caratterizzati da un naturale entusiasmo; è meno facile nella fase adolescenziale, dove conflittualità, ricerca di sé e ambivalenza la fanno da padrone.

Grazie a Silvia Amendola

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